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Logo del Festival Riflessi. Insieme di gocce colorate.

Festival che nasce dal desiderio di unire la musica jazz alla poesia e ad altre forme d’arte. È innegabile che nella poesia il ritmo arrivi addirittura prima, come ispirazione, delle parole che lo riempiono, come afferma il critico letterario Northrop Frye, e il jazz è la musica ritmica per eccellenza. In bilico in un territorio di confine, dove il confine è più geografico che reale, dove la commistione di due popoli che nel corso della storia sono stati più volte uniti e divisi è fortemente caratterizzata l’idea di un confine che varia, che è indefinito e spesso va oltre la mera geografia.

Andremo a riscoprire la poetica di confine attraverso incontri con i cantautori locali, quelli che comunemente venivano definiti cantastorie, i poeti che legheranno le loro parole ai musicisti jazz che li accompagneranno senza dimenticare approfondimenti storici. La musica con la sua evoluzione ci guiderà alla scoperta di un territorio attraversato dalla grande storia, che, nonostante ciò, non ha perso la propria identità nata dall’unione di diverse culture e tradizioni.

Partendo dal nostro territorio di confine andremo ad approfondire altre storie ed altre evoluzioni del linguaggio, in un caleidoscopio di storie simili eppure diverse, che si ritrovano tutte in un’unica voce.